Basilica San Paterniano

Le opere

All’interno della Basilica di San Paterniano sono numerose le opere custodite. Per ognuna si riporta la collocazione nelle navate ed una breve descrizione.

Navata Sinistra

Navata Sinistra

  1. Transito di San Giuseppe

Pregevole tela raffigurante il Transito di San Giuseppe, ritenuta opera di Giuseppe Cesari detto il Cavalier d’Arpino (1568-1640). Il Transito di S. Giuseppe del Cesari arriva a Fano grazie alla famiglia Bracci, famiglia ben inserita tra la nobiltà romana, e va ricondotto alla prima produzione del pittore.

  1. Madonna con Bambino, i Santi Sebastiano e Carlo Borromeo

Madonna col Bambino, i Santi Sebastiano e Carlo Borromeo, del veronese, naturalizzato marchigiano, Claudio Ridolfi (1570-1644). Maria assisa in gloria tiene sulle ginocchia il Bambino. Sul lato sinistro troviamo San Sebastiano legato ad un tronco e trafitto da varie frecce. Sul lato destro è raffigurato San Borromeo in ginocchio sopra una nuvola che alza le mani in preghiera per implorare la liberazione degli schiavi raffigurati nel basso del quadro.

  1. Il Crocifisso Ligneo

Crocifisso ligneo, scolpito a Napoli nel 1706 dallo scultore, nativo di Este, Giacomo Colombo (1663-1731C.). Opera veramente mirabile, eseguita nel momento più straordinario della produttività del Colombo, il primo decennio del Settecento, tra la composta eleganza classica e l’esuberante fantasia del barocchetto.

Navata Destra

Navata Destra

  1. Madonna di Loreto

Geniale nicchia che ospita la Statua della Madonna di Loreto incorniciata da formelle ornamentali di marmo, riproducenti simboli delle Litanie Lauretane, su disegno del Prof. Stefanucci.

  1. Sposalizio della Vergine

Sposalizio della Vergine, realizzato dall’artista Giovanni Francesco Barbieri, detto Guercino, nella fase tarda della sua attività (1649). Il dipinto, rubato nella notte tra il 6 e il 7 marzo 1895 e recuperato poco dopo, fu successivamente venduto dai proprietari (attualmente si trova nella Collezione della Fondazione Cassa di Risparmio di Fano). Al suo posto fu col­locata una copia di buona qualità firmata dal fanese Giusto Cespi (1867-1954).

  1. Madonna in Gloria e i Santi Nicola di Bari e Onofrio

Madonna in gloria e i Santi Nicola di Bari e Onofrio, eseguito dal pittore fanese Bartolomeo Giangolini (prima metà sec. XVII), allievo di Ludovico Carracci. I due santi sono rivolti, in atto di preghiera, ad un’immagine di Maria sostenuta da due Angeli.

Navata Centrale e Cappella Sacramento

Navata Centrale e Cappella Sacramento

  1. San Paterniano

San Paterniano in gloria sopra la città di Fano, caratterizzata da accentuati contrasti luministici, fu eseguita dal bolognese Alessandro Tiarìni (1577-1668), esponente della scuola caraccesca. Il Santo è raffigurato assiso sopra le nubi in arredo pontificale in atto di impetrare favori celesti verso la città di Fano.

  1. Madonna con Bambino in Gloria e Quattro Sante

L’opera è attribuita al fanese Bartolomeo Morganti (1493-1583). Per le sue peculiarità stilistiche e per le sue ascendenze di spiccato raffaellismo si è indotti a datare l’opera agli anni della maturità. Considerata la peculiare iconografia tutta al femminile del dipinto, con la Vergine e il Bambino insieme alle Sante: Caterina d’Alessandria, Lucia, Agata e Cecilia, l’opera è detta anche Madonna delle Vergini.

  1. Santa Barbara

Santa Barbara è raffigurata in piedi, appoggiata ad un’antica ara, con una spada, punta a terra, sorretta dalla mano sinistra e con un cannone alla sua destra. Nella parte posteriore del telaio si legge: “Sebastianus Ceccarini pinxit in aetate sua annorun 25”.

Cappella San Paterniano

Cappella San Paterniano

  1. San Paterniano Avvisato da un Angelo della Morte mentre Dorme

L’opera narra della profezia fatta dal Santo sul momento della sua morte. Egli è dipinto addormentato sul suo inginocchiatoio con la testa appoggiata sul braccio sinistro e quell’assopimento è già rivelatore del sonno eterno. L’angelo appare al Santo davanti all’altare e il luogo sacro nel quale avviene l’evento miracoloso appare rischiarato da una vivissima luce. La scena è costruita all’interno di uno spazio reso con abile intuizione compositiva. L’immagine è incorniciata da due imponenti colonne che rievocano le strutture architettoniche di un luogo sacro.

  1. San Paterniano che Guarisce la Cieca Silvia

Il Santo in abito vescovile è raffigurato chino mentre segna gli occhi di una giovane donna genuflessa. A destra un giovane è seduto sul pavimento. Probabilmente il Bononi ha rappresentato il miracolo della guarigione della cieca, raccontato nell’antica leggenda, a cui seguì il prodigio dello storpio sanato avvenuto subito dopo. Entrambi si svolsero nel giorno del Giovedì di Pasqua, all’inizio del governo episcopale del Santo. Il dipinto è datato agli anni 1610-1612, periodo posteriore al viaggio romano dell’artista.

  1. Ricognizione del corpo di San Paterniano

Il dipinto di artista ignoto fu eseguito su disegno di Carlo Bononi. Il soggetto rappresenta la ricognizione della salma del Santo avvenuta nel 1551. L’apertura del sepolcro si svolse nella chiesa di San Paterniano situata fuori Porta Maggiore. Due giorni dopo le spoglie del Santo furono trasferite nella nuova chiesa a lui dedicata. La luce segna i gesti concitati delle figure divenendo allo stesso tempo, l’elemento rivelatore dell’evento narrato.

  1. San Paterniano che abbatte gli idoli

L’azione si svolge all’interno di un edificio a pianta centrale. In primo piano, a sinistra, il Santo Vescovo indica allo spettatore il lavoro di alcuni uomini che in secondo piano abbattono un idolo situato su un alto piedistallo. A destra un gruppo di fedeli è rivolto con devozione verso il Santo. Il dipinto, realizzato da Sebastiano Ceccarini dopo il 1772 fa riferimento al periodo episcopale del Santo durante il quale secondo la tradizione vennero abbattuti templi e statue pagane per far posto ai nuovi edifici cristiani.

  1. San Paterniano che Parla al Clero Assistito da un Angelo

Si narra che durante la persecuzione di Diocleziano un Angelo sia apparso al Santo per avvertirlo di fuggire dalla città e mettersi in salvo, insieme ai suoi compagni di fede, nelle colline oltre il fiume Metauro. Tutto, nel dipinto, riconduce a questa tradizione: lo splendido Angelo altri non è se non un Messaggero celeste che, nel momento del pericolo, si manifesta a San Paterniano per rassicurarlo e indicargli (con il gesto del braccio) la via della salvezza; San Paterniano ripetendo ai suoi il messaggio ricevuto (ripetizione dello stesso gesto dell’Angelo), li esorta ad incamminarsi nella direzione che gli è stata suggerita; commosse e piene di gratitudine le espressioni che si leggono nei gesti e nei volti dei compagni, dicono quanto rassicurante sia, nell’ora buia del pericolo, la carismatica guida di un uomo che sa riconoscere e interpretare i segni della volontà divina e additare agli uomini il bagliore della speranza.